I valori cristiani e il vangelo
Sono i cosiddetti valori a contraddistinguere i credenti delle nostre comunità e cosa fa la differenza? Occorre recuperare un’idea: il cuore del cristianesimo non è una dottrina ma una persona. Quella di Gesù
Longuelo Comunità, EDITORIALE maggio 2024
Non capita sovente che le omelie colgano nel segno. Almeno, le mie. Deve però aver generato qualche commento quella circa i valori cristiani. Qualcuno mi ha chiesto di precisare il mio pensiero. E allora sfrutto l’editoriale per mettere in ordine i pensieri. Il tema dell’omelia, in realtà, era la “differenza cristiana”: in cosa si distinguono i cristiani? Qual è la loro singolarità? Ogni tanto dagli ambienti parrocchiali emerge la necessità di fare chiarezza sull’identità cristiana convinti da sempre che i cristiani siano coloro che seguono e difendono i valori cosiddetti “cristiani”. (Cerco di non utilizzare più l’aggettivo “cattolico” perché nell’agorà pubblica suona ormai come divisivo ed escludente quando invece, in obbedienza all’etimologia, vorrebbe essere universale e inclusivo: misteri ingovernabili della semantica). Sostengo che l’identità cristiana non risieda tanto nei cosiddetti valori cristiani quanto nella libera e amorevole adesione a una persona: Gesù di Nazareth. È l’umanità di Gesù a porre la differenza, quella che i vangeli – raccontando – hanno provato a codificare. Non abbiamo altro, ma è tutto. E non è poco. I cristiani sono coloro che credono che il modo – lo stile – con cui Gesù ha vissuto la propria umanità sia la loro cifra distintiva. Vivere l’umano come l’ha vissuto Gesù è il compito di coloro che hanno a cuore il vangelo. Non la mettono giù dura, né si pavoneggiano come i migliori. Non è questione di banale emulazione, ma di fiducia: nella maniera con cui il giovane ebreo è stato in questo mondo essi possono trovare la pienezza anche della loro singola esistenza. Si tratta di guardare la vita, il mondo, la storia, l’umanità come li ha guardati lui. Si tratta di chiedersi come lui avrebbe vissuto questo o scelto quell’altro. Il cristianesimo, se ci convince l’idea che sia una religione (io penso sia molto di più), è un legame, una relazione: “Abbiate in voi gli stessi sentimenti di Cristo Gesù” (Fil 2,5), “Non vivo più io, ma Cristo vive in me” (Gal 2,19). Non una dottrina né una teoria o una filosofia. Nemmeno un’etica. È, per certi versi, questo l’unico valore-guida o matrice o paradigma dei cristiani. Il vangelo non è una raccolta di valori o una sommatoria di buoni propositi, come se da lì noi potessimo attingere in maniera apodittica le risposte circa il fine vita, la maternità surrogata, la disforia di genere. Il vangelo suggerisce soltanto di lasciarsi ispirare dall’umanità di Gesù per scegliere nel dedalo della complessità etica la via più idonea e giusta, senza pretendere la ricetta incontrovertibile di come e cosa fare. Cosa è giusto o sbagliato in questa o quella situazione concreta? Dipende. Sì, dipende da molti fattori. Noi pensiamo che i valori cristiani siano direttamente deducibili dai vangeli ma i vangeli non ci parlano dei valori, ispirano orientamenti e orizzonti perché ciascuno è un bene per tutti. Di per sé non ci sono valori spiccatamente cristiani, c’è soltanto una vita. Quella di Gesù. Che a sua volta – da uomo qual era – ha provato a interpretare la vita, vivendola con tutta la complessità del suo tempo e lasciandosi, anche lui, ispirare dalle scritture e dalla voce interiore. Non so se Gesù abbia mai proposto valori. Ha suggerito una via. E tra l’altro all’inizio i cristiani erano quelli della Via e non della dottrina (At 9,2). So che ha testimoniato una maniera d’essere umano assolutamente affidabile e credibile. D’accordo, si tratta di capire che tipo di umanità è stata l’umanità di Gesù e in che senso può ispirare la mia, incoraggiandomi a prendere le mosse dalla sua. Ora, nella nostra società noi siamo abituati a parlare di valori, soprattutto quelli “non negoziabili” o “eticamente sensibili” (nemmeno il papa utilizza più questo fraseggiare), di cui i cattolici vanno fieri e che sentono il dovere di difendere; ma ci sono anche i valori del mondo laico che è laico proprio perché non fa riferimento a nessun orizzonte religioso. Solitamente – noi crediamo – i cattolici sono quelli che difendono i grandi valori della persona, della vita, dell’educazione, della relazione come se gli stessi valori non stessero a cuore anche al mondo laico. Se i cattolici difendono la vita, per esempio, non lo fanno perché è scritto nei vangeli o perché Gesù vuole così. Lo fanno interpretando e custodendo una visione di uomo, di mondo, di società, un’idea dell’umano – evangelicamente ispirata – che dovrebbe essere condivisa con tutti coloro ai quali sta a cuore la costruzione di un nuovo umanesimo per un tempo di sfide enormi, dall’etica all’Intelligenza artificiale. Oggi non sono a rischio i valori cristiani, è in discussione un’idea complessiva di uomo, di vita, di mondo. I cristiani dovrebbero mettere in campo tutte le loro migliori risorse per difendere l’umano comune che è di tutti.
Oggi non sono a rischio i valori cristiani, semmai è in discussione un’idea di uomo. I cristiani dovrebbero mettere in campo tutte le loro risorse migliori per difendere l’umano di tutti.